mercoledì 29 aprile 2009

Dealey Plaza 22 Novembre 1963


Come andarono realmente i fatti in Dealey Plaza quel 22 Novembre del 1963?



DALLAS, 22 Novembre 1963


Ore 11.37 AM
L’air Force One partito da Fort Worth atterra all’aeroporto Love Field di Dallas a bordo ci sono il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, la moglie Jacqueline, ed il vicepresidente Lyndon Johnson. Ad attenderli il governatore dello Stato del Texas Connally con la moglie, oltre ad una gran folla di persone, giornalisti e fotografi.
Ore 11.52 AM
Kennedy e Jacqueline salgono sulla Limousine presidenziale assieme a Connally e moglie, mentre il vicepresidente Johnson segue su un’altra auto. Disposizioni di sicurezza nazionale impongono che il Presidente ed il Vicepresidente non devino mai in nessun caso viaggiare sulla stessa auto. La giornata che secondo le previsioni avrebbe dovuto essere piovosa e fredda si rivela invece mite e soleggiata a tal punto che si decide di togliere la copertura alla Limousine. Il corteo si dirige verso il centro di Dallas, la folla rallenta la corsa dell’auto, molte persone premono per una stretta di mano o per un saluto. Kennedy risponde a tutti, sorridente come al solito. L’auto presidenziale avanza lentamente, troppo lentamente. La tabella di marcia registra un forte ritardo. A mezzogiorno e mezzo la Limousine dovrebbe già trovarsi al Trade Mart, invece è ancora lontana ed il servizio d’ordine non è tranquillo.
Ore 12.30 AM
La Limousine entra in Dealey Plaza, svolta per la Elm Street, sull’auto la moglie di Connally si rivolge a Kennedy:”Nessuno può affermare che Dallas non l’ami e non la rispetti signor Presidente”. “Certo che no” è la risposta di Kennedy. Sono le sue ultime parole.
Ore 12.30.34” AM
Si ode il primo sparo che probabilmente manca il bersaglio e secondo i testimoni di quel giorno assomigliava ad uno scoppio da scappamento d’auto, da questo momento e per i successivi 5,6 secondi inizierà un vero e proprio tiro al bersaglio con il Presidente Kennedy al centro del mirino.

Fletcher Prouty un uomo che lavorò per i servizi segreti Statunitensi, e che concluse la sua carriera al pentagono, (Il cuore dei servizi di intelligent americana), raccontò alcune verità su quel tragico 22 Novembre 1963.
Quel giorno furono infrante tutte le regole di norma applicate dal servizio di sicurezza.
Il presidente ed il vicepresidente non avrebbero mai dovuto apparire insieme, la limousine non avrebbe mai dovuto essere scoperta e nemmeno aprire il corteo, avrebbe dovuto marciare a velocità molto più sostenuta. Al corteo inoltre non sarebbe mai stato permesso di affrontare la curva tra la Main e la Houston, così come quella tra la Houston e la Elm, in quei punti l’auto rallenta fino a quattordici chilometri orari, decisamente troppo pochi. Non avrebbe dovuto esserci neanche una finestra aperta sulla Dealey Plaza, nessuno affacciato ad un balcone, avrebbero dovuto esserci agenti in borghese a controllare tutta la piazza, non sarebbe stato permesso di accendere nemmeno una sigaretta, ma purtroppo andò diversamente.

È accertato che sulla Dealey Plaza non c’erano agenti segreti in servizio per la copertura a JFK, o meglio c’erano degli agenti dei servizi segreti lì quel giorno, ma con compiti che ancor oggi non sono stati chiariti e sicuramente non per salvaguardare il Presidente.
Non possiamo sapere con certezza se l’intinerario del corteo fu modificato all’ultimo momento come molti tutt‘ora sostengono, e non sappiamo se realmente vennero aggiunte Houston Street ed Elm Street, guarda caso le due vie dove Kennedy fu assassinato, però possiamo fare un ragionamento sulla base di alcune supposizioni. Se realmente l’intinerario del corteo presidenziale fu modificato chi aveva il potere per farlo? Chi decise la modifica? Perché?
Di certo possiamo affermare con assoluta certezza che non può essere stato Lee Harvey Oswald, il presunto e defunto assassino di JFK, ed utilizzando un po’ di logica e di buon senso ci viene da pensare che la modifica può essere stata decisa da persone molto in alto nei servizi di sicurezza americani, dall’Fbi, o dalla Cia. Alcuni hanno sostenuto la tesi che il sindaco di Dallas Earle Cabell abbia deciso di far transitare il corteo sulla Dealey Plaza ma a me pare molto inverosimile, una tale responsabilità non viene di certo affidata ad un sindaco o a degli assessori comunali, anzi viene gestita direttamente dai servizi segreti che di routine qualche giorno prima percorrono l’intero tragitto del corteo per valutarne il rischio e i punti cardine in cui il presidente potrebbe essere a rischio attentati. Nel caso di Dallas devono aver valutato male la pericolosità di far percorrere alla limousine Presidenziale l’incrocio tra la Main Street e la Houston, ma soprattutto l’incrocio tra la Houston e la Elm una curva il cui angolo supera i novanta gradi e la limousine per percorrerlo è costretta a rallentare fino a quattordici chilometri decisamente troppo pochi per avere un margine di sicurezza per il Presidente.
Ma perché in molti vive il sospetto che il sindaco di Dallas possa essere coinvolto in un complotto contro Kennedy e che abbia fatto modificare il percorso del corteo presidenziale facendolo transitare per la Dealey Plaza?
C’è da precisare una cosa molto importante a riguardo. Earle Cabell il sindaco di Dallas è il fratello del generale Charles Cabell ex vice direttore dalla Cia, licenziato da Kennedy nel 1961 dopo il fallimento del famigerato sbarco alla baia dei porci,un tentativo maldestro e fallimentare di invasione a Cuba nelle mani del rivoluzionario Fidel Castro, gestito ed organizzato dalla Cia senza l’autorizzazione e l’appoggio “ufficiale” della casa Bianca. Kennedy insieme a Charles Cabell licenziò in quell’occasione anche Allen Dulles il direttore e capo della Cia in carica dal 1953, lo stesso Allen Dulles che una settimana dopo la morte di JFK fece parte della commissione Warren. Molti vedono delle strane coincidenze e qualcosa di sinistro in tutto questo, io posso dire che la cosa mi ha dato parecchio da pensare.
Ma come si è creata la leggenda del percorso del corteo modificato all’ultimo?
Intanto bisogna precisare che non si tratta di una leggenda ed i dubbi in effetti appaiono fondati. Sul Dallas Morning News del 22 Novembre 1963 appare una piantina stradale con il programma dell’intero corteo presidenziale.
Appare chiaro osservandola come il giornale dia rilievo al fatto che Kennedy avrebbe percorso per intero la Main street fino all’incrocio con la Stemmons freeway che lo avrebbe condotto fino al Trade Mart per il banchetto in suo onore, e che della variante Houston - Elm street il giornale non ne era a conoscenza.
Un altro particolare che non può passare inosservato è senza dubbio il fatto che la copia del giornale Dallas Morning News del 22 Novembre 1963 consegnata nelle mani della commissione Warren al posto della piantina/programma del corteo presidenziale presentava un quadrato grigio, quindi la domanda che mi pongo è questa… Chi ha consegnato nelle mani della commissione Warren una copia del giornale “rivista” rispetto alla copia che si trovava in edicola il 22 Novembre 1963? Ed ancora, per quale motivi c’era da far sparire la mappa dal giornale? E chi ha avuto il potere di far stampare una copia del giornale modificata da consegnare alla commissione? E perché tutto questo? Naturalmente non lo sapremo mai, di certo ad uno spettatore neutrale alla vicenda qualche dubbio può venire.
La commissione Warren afferma che i colpi sparati furono soltanto tre, la cui provenienza era senza dubbio il deposito di libri, e che furono sparati da Lee Harvey Oswald.
Mary Ferreld, che visionando più volte il filmato del giorno dell’attentato assieme ad un amico, Robert Glove Blakey, si accorse che la motocicletta dell’agente H.B McClain, uno dei numerosi poliziotti di scorta al corteo, aveva la radio con luce rossa accesa. Questo fatto stava a significare che quella radio, era inavvertitamente rimasta in funzione, aveva trasmesso il sonoro dell’attentato alla centrale, che, come sappiamo, registra tutte le conversazioni radio con i propri agenti.
Per anni, quindi, una delle scoperte più sensazionali dell’assassinio Kennedy, è stata custodita nell’archivio della centrale di polizia di Dallas all‘insaputa di tutti. Robert Blakey convinse il Senatore del suo collegio a far riaprire l‘inchiesta e fece registrare e autenticare le registrazioni. Quel nastro rivela al di fuori di ogni ragionevole dubbio che i colpi sparati furono almeno quattro. Non potendo attribuire a Lee Oswald questo quarto sparo dobbiamo prendere in considerazione l’ipotesi di un secondo tiratore sulla Dealey Plaza, ed attribuire ad esso almeno uno dei quattro o più spari, resta ora da stabilire quale.
Sappiamo che quel giorno in Dealey Plaza si trovava Abraham Zapruder, il sarto cineamatore che con la sua camera super8millimetri riprese il corteo presidenziale sulla Dealey Plaza nel momento in cui ci fu l‘attentato. Il suo filmato fece il giro del mondo e diventò il film ufficiale dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.
Quello che non tutti sanno però è che di fronte a lui si trovava un altro cineamatore, Orville Nix, e anche lui riprese l’attentato ma da un’angolazione differente, si trovava dal lato opposto di Elm Street rispetto a Zapruder stesso.
Jean Michel Charlier, un francese che per anni si interessò al caso JFK, riuscì a metà degli anni novanta a farsi prestare dal figlio di Nix il filmato girato dal padre, e con le moderne tecniche di digitalizzazione dell’immagine, riuscì a pulire le imperfezioni delle pellicole del tempo, ed ottenne fotogrammi di buona qualità. Il risultato fu straordinario, in un fotogramma si può vedere chiaramente una giardinetta parcheggiata di fianco ad un uomo, che, posto sulla collinetta di fronte a Kennedy, prende la mira con un fucile tra le mani pochi istanti prima del colpo fatale. Subito dopo gli spari la giardinetta e l’uomo sparirono.
Su questa nuova scoperta non sono mancate le varie repliche e smentite da parte di esperti e ricercatori. La Itek Corporetion con un apposito studio ha rivelato che quello che in molti sostengono essere un uomo che spara dalla collinetta è in realtà una semplice macchia di luce. La cosa che più mi lascia sorpreso è senz’altro il fatto che ad ogni nuova prova emersa in questi anni c’è sempre qualcuno che prova con ogni mezzo a smontarla. Voglio concedere il beneficio del dubbio alla Itek Corporetion anche perché senza gli strumenti adatti non posso ottenere riscontri diversi dai loro, ma voglio permettermi di affermare che da quello che riesco a vedere in quel fotogramma datato e sfuocato la sagoma assomiglia più ad un uomo con un fucile che non una macchia di luce, almeno che la macchia stessa non sia l’ombra dell’uomo sulla collinetta.
Questa prova potrebbe essere la conferma che gli innumerevoli testimoni, che erano presenti Dealey Plaza quel giorno, e che indicarono il terrapieno come luogo di provenienza di qualche colpo avevano ragione: gli spari provenirono anche dalla collinetta a fronte del corteo e non solo dal deposito di libri.
Questo secondo tiratore escluderebbe categoricamente ogni possibilità che Lee Harvey Oswald possa aver agito da solo, e quindi la teoria del folle solitario predicata dalla commissione Warren, viene resa molto discutibile.
Ma quale fu la sequenza degli spari?
Proviamo a ragionare sulla base della teoria del complotto ipotizzata da Jim Garrison, il procuratore distrettuale di New Orleans nel 1967, l’unico fino a questo momento ad aver promosso un procedimento d’accusa per l’assassinio Kennedy.
Secondo Garrison il primo colpo assomiglia ad uno scoppio da scappamento d’auto e manca completamente il bersaglio, colpisce di striscio James Tague, uno spettatore del corteo presidenziale che si trova all’imbocco del viadotto.
Il secondo sparo proveniente dal davanti, dalla cima della collinetta, colpisce Kennedy alla gola, questo sarebbe il colpo provato dalla pellicola di Nix.
Il terzo colpo proveniente da dietro colpisce Kennedy alla schiena, quattordici centimetri e mezzo sotto la base del collo. Non si sa da dove sia stato sparato, forse da Oswald dal deposito di libri o dal palazzo della Daltex adiacente al deposito dei libri.
Il quarto colpo, sparato circa due secondi dopo il terzo, colpisce Connally alla schiena.
Il quinto, colpo quello fatale, fu il terzo a colpire Kennedy. Fu sparato dal davanti, dalla cima della collinetta e colpì il Presidente sopra l’orecchio destro.
Il sesto colpo, arrivato quasi simultaneamente al quinto, colpì Connally al polso destro.

Nessuno dei testimoni oculari di quel giorno in Elm Street ha mai avuto dubbi sul fatto che uno o più colpi partirono da dietro la staccionata sulla collinetta, a fronte del corteo.
Bill Doll dichiarò:” Eravamo in tre o quattro ed abbiamo visto tutti la stessa cosa, il fumo veniva da dietro la siepe a nord della Plaza, un poliziotto motociclista mollò li la sua moto e con la pistola in mano corse su per il terrapieno verso la staccionata”.
S.M.Holland:” Io dico che la commissione Warren sbaglia perché io sono stato testimone oculare del fatto e so che la pallottola che colpì il presidente Kennedy non fu la stessa che colpì il governatore Connally”.

Una persona che la commissione Warren non riuscì a convincere con la sua tesi della pallottola magica è proprio il governatore Connally, che come sappiamo era seduto nella stessa auto e di fronte a Kennedy:
“È fuori discussione che quando fu sparato il primo colpo capii immediatamente che si trattava di uno sparo, non pensai ad altro che ad un colpo di fucile. Mi girai a destra ebbi il tempo di pensare, ebbi il tempo di reagire, mi girai a destra per guardarmi dietro la spalla per vedere se ci fosse qualcosa di insolito o di particolare, per cercare di vederlo con la coda dell’occhio, perché pensai immediatamente al presidente. Come udii lo sparo pensai immediatamente ad un attentato per assassinare il presidente. Non vidi nulla se non tutti quanti che salutavano, la gente in movimento, niente di insolito, non vidi il presidente con la coda dell’occhio, e stavo per girarmi per guardare dietro la spalla sinistra; mi ero girato sino al punto in cui potevo vedere dritto davanti a me, quando sentii il colpo del proiettile che mi aveva colpito. So di non essere stato colpito dal primo proiettile, e so anche che non fui colpito dal terzo colpo, ne sono assolutamente certo.

Billy Newman:” Non so chi fu ad essere colpito per primo, il presidente fece un balzo sul sedile e, mentre la macchina si trovava proprio davanti a noi, un colpo di fucile che sembrava provenire da dietro di noi lo colpì alla tempia”.
Domanda:” Pensa che il colpo provenisse dall’alto del viadotto in direzione del Presidente”?
Billy Newman:” Direi di si, non dal viadotto vero e proprio, ma dalla cima della collinetta, da dietro la staccionata. Mentre l’auto presidenziale iniziava la folle corsa verso il Parkland Hospital, la folla sulla Dealey Plaza si riversò tutta sul terrapieno erboso, da dove aveva udito provenire i micidiali colpi”.
Uno dei testimoni chiave fu senza dubbio Lee Bowers: si trovava nella torre dello scalo dei treni, cioè dietro la staccionata da dove parti il colpo alla gola e quello mortale alla tempia destra inferto a Kennedy.
Lee Bowers:” La zona era stata chiusa al traffico già dalle dieci, ma tre auto arrivarono allo scalo dei treni in quel lasso di tempo che va tra mezzogiorno e l’ora dell’attentato; fecero il giro del parcheggio, e se ne andarono come se stessero controllando la zona. Uno degli autisti sembrava tenesse in mano qualcosa che portava vicino alla bocca. L’ultima auto transitò da dieci a sette minuti prima degli spari. Era una Chevrolet bianca, una Impala a quattro porte, infangata fino ai finestrini.
Verso il sottopassaggio vidi due uomini, erano in piedi dietro la staccionata, guardavano verso l’incrocio tra Main e Houston mentre sopraggiungeva il corteo. Uno era di mezza età e corpulento, l’altro era più giovane.
Poi c’erano altri due uomini al lato est del parcheggio entrambi in divisa da poliziotto. Al momento degli spari sembrò esserci un po’ di confusione.
Non riesco a descriverlo. Un lampo di luce, del fumo, qualcosa che mi fece pensare che qualcosa fuori dall’ordinario era accaduto sul marciapiede”.
Il sergente D.V Harkness subito dopo l’attentato corse su per la collinetta, si diresse verso lo scalo dei treni con un collega per chiudere la zona.
“Ho chiuso la zona e fermato i treni per l’ispezione, c’erano dei barboni a bordo di almeno uno dei treni”
“C’era li un treno merci con delle persone a bordo che io ed il mio collega portammo al distretto, erano dei vagabondi, furono interrogati e poi rilasciati”.
Chi erano quei barboni? Perché furono fotografati dal fotografo del Dallas Time Herald che però non pubblicò mai le foto? Che ci facevano tutti insieme in pieno giorno nel vagone di un treno merci situato proprio dietro la staccionata, sopra la collinetta, da dove probabilmente furono sparati i colpi contro Kennedy? Da quando i barboni portano camicie con i colletti ed i polsini non certo logori, scarpe nuove, mani pulite, unghie tagliate, barba e capelli rasati di fresco?
Oggi sappiamo che in quelle foto che rimasero nascoste all‘opinione pubblica, erano fotografati agenti della CIA e dell’ FBI.
Fletcher Prouty è un ex capo delle operazioni speciali del pentagono (1960-1964); rispondendo alla domanda di un giornalista che stava indagando sul caso Kennedy nel 1991 dichiarò.
Domanda:” Lei era molto amico di Ed Lansdale”?
Si, abbiamo lavorato insieme dal 1952 fino al suo congedo nel 1963 il mio fu nel 1964. Per quasi tutto il tempo i nostri incarichi hanno coinciso, oppure lavoravamo insieme nella stessa unità. Anche se lui apparteneva alla CIA ed io ero un militare, ma il sistema è organizzato così. L’esercito dovrebbe sostenere la CIA.
Domanda:“Quello che le chiedo è se le ha mai parlato dopo il 1965? Per discutere di quello che era successo“?
No, perché nessuno di noi due parlerebbe di affari di stato, se non fosse essenziale, è una questione di professionalità. Anche se ho riconosciuto la sua foto tra quelle dei cosiddetti “Barboni”, ho pensato che la miglior cosa da fare era lasciar perdere e comunque ho mandato lettere ad amici di allora ed ho mandato le foto senza dire chi pensavo potesse esservi ritratto, chiedevo ai miei amici “che ne pensate di queste foto?” Ogni volta la reazione è stata la stessa: “Oddio, ma quello è Ed Lansdale”. Ovviamente lo sapevo. Questo conferma il fatto che nelle foto c’era lui, perciò non mi è servito parlare con lui, credo fosse lì per lavoro, come Lee Harvey Oswald e quindi ho lasciato perdere.
Ma cosa facevano degli agenti della CIA e dell’ FBI nascosti in quel vagone del treno merci?
Naturalmente non lo sapremo mai, possiamo solamente fare delle ipotesi.
Secondo Jim Garrison il procuratore distrettuale di New Orleans che indagò sul caso,
quegli agenti avrebbero preso parte direttamente o indirettamente all’attentato, e successivamente si sarebbero nascosti all’interno del treno. Una volta scoperti, l’idea di fingersi dei senzatetto fu certamente la migliore che in quel momento potessero avere. Il capo di tutta l’operazione Ed Lansdale, passando accanto agli arrestati mentre transitavano per la Dealey Plaza diretti all’ufficio dello sceriffo della contea per essere interrogati, fa dei cenni convenzionali per tranquillizzarli sul fatto che sarebbe andato tutto bene.
La teoria potrebbe sembrare fantasiosa ma non del tutto inverosimile, d’altro canto nessuno ha mai dato una spiegazione per quanto riguarda la presenza di agenti della Cia e del servizio segreto sulla Dealey Plaza quel giorno, così come nessuno ha mai smentito la presenza. (Per altro documentata dalle foto e quindi difficile da smentire). Ma chi erano questi tre barboni “o come li chiamano in USA the three tramps“ arrestati in prossimità dello scambio ferroviario?

In primo luogo c’è da dire per quanto riguarda l’arresto e l’interrogatorio qualcosa di quanto meno sospetto deve essere accaduto, dato che non esistono annotazioni di arresto ed i verbali dell’interrogatorio sono svaniti e nessuno è riuscito a trovarli.
In secondo luogo basta osservare bene le fotografie che abbiamo a disposizione per capire che solamente uno dei tre vagabondi assomiglia realmente ad un tramps, l’ultimo della fila, quello più vecchio, mentre gli altri due più giovani sono curati, ben vestiti, e con un abbigliamento tutt’altro che da vagabondi, barba rasata, polsini della camicia puliti.
Molti ricercatori e autori di libri si misero ad esaminare le foto per cercare di trovare una somiglianza o un riscontro per collegare i volti delle fotografie a dei nomi. Naturalmente è chiaro a tutti che l’impresa si dimostra ardua, però in molti notarono che l’ultimo dei tre vagabondi, quello vecchio, assomigliava molto a Howard Hunt, un’agente della Cia. Il primo invece fu identificato come Frank Sturgis Fiorini, un’agente del governo cubano, mentre il secondo fu identificato come Earl Ray il killer che qualche tempo dopo uccise Martin Luther King.
Nel 1989 quando il Dallas City Council decise di rendere pubblici tutti i documenti della città riguardanti l’assassinio di Kennedy, successe che tra le cataste di documenti spuntarono dei verbali di arresto di tre uomini, Harold Doyle, John Forrester Gedney e Gus W.Abrams. Iniziò subito la ricerca dei tre, e dato che si disponeva dei nomi e cognomi non fu difficile risalire a loro.
Harold Doyle, residente a Klamath Falls nell’Oregon disse di ricordare bene il giorno dell’arresto e confermò di essere uno dei tre barboni.
John Forrester Gedney, risiedeva in Florida a Melbourne e lavorava come agente di polizia municipale, aveva nascosto ai suoi concittadini ed agli amici il suo passato da vagabondo, ma confermò di essere uno dei three tramps fermati in Dealey Plaza. Riguardo all’abbigliamento al momento dell’arresto Gedney disse che ricorda di aver passato la notte tra il 21 ed il 22 Novembre 1963 in un centro di accoglienza che aveva fornito loro un pasto caldo, vestiti puliti e la possibilità di lavarsi e radersi.
Gus W.Abrams, il più vecchio dei tre era ormai morto.
Il mistero dei three tramps quindi sembrerebbe risolto dal 1989, anche se ancora oggi in molti non credono alla veridicità dei verbali di arresto spuntati ventisei anni dopo l’assassinio di Kennedy, inoltre rimane sempre da spiegare la presenza di Ed Lansdale sulla Dealey, un particolare non da poco.

1 commento:

  1. Signor Perazzani, Jean Michel Charlier è morto nel Luglio 1989. Come faceva a farsi prestare il film di Orville Nix negli Anni '90 come scrive Lei? La foto con l'uomo che imbraccia un fucile è un clamoroso falso. Mi meraviglio come Lei ci sia cascato.

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